sabato 24 marzo 2012

Altro che articolo 18!

I nani di Bruxelles ci sembrano giganti perchè si ergono sulle nostre spalle.

E siamo talmente inconsapevoli di questo da voler lottare per la garanzia della servitù a vita. Ma noi non siamo i servi: noi siamo i padroni!

Dal tempo degli accordi di "Bretton Woods" la moneta non viene più, neppure formalmente, stampata a garanzia di un sottostante deposito in oro, viene stampata e basta.

Il diritto di emettere banconote, che un tempo apparteneva a chi avesse corrispettivo in oro, oggi apparterrebbe agli stati, perciò ai popoli.

Ma gli stati hanno delegato questo potere alle banche, e le banche ci prestano la "loro" moneta.

Riappropriarsi della nostra moneta equivarrebbe invece a poter sgravare il processo economico dalla necessità di venire imbrigliato in leggi e regolamenti che proteggano noi "servi", perchè non esisterebbe più alcun servo, ma solamente attori del processo economico, padroni del loro reddito e perciò potenzialmente liberi.

Vale la pena osservare che, nei paesi civilizzati, la distribuzione del reddito è già tale che, eccettuate alcune sacche di povertà che sarebbero facilmente eliminate grazie all'abolizione di qualche odioso privilegio riservato a pochi, la moneta esistente può soddisfare i bisogni primari di ogni individuo.

Ma la contraddizione consiste nel dover sempre elemosinare quanto necessario alla soddisfazione di questi bisogni, mentre ogni uomo ha invece pieno sacro ed inviolabile diritto di trarre, dalla terra in cui nasce, le risorse di cui necessita per sopravvivere.

Un'equa distribuzione del reddito per "diritto di cittadinanza" renderebbe il processo economico realmente efficiente, senza vincoli di natura fiscale; lo Stato potrebbe infatti trattenere a priori una -piccola!- parte della moneta stampata per il suo funzionamento, mentre la gran parte restante entrerebbe nel ciclo economico libera da qualsivoglia imposizione o balzello.

Inoltre, l'eventuale eccedenza di moneta, avrebbe la funzione di scoraggiare qualunque accumulo improduttivo di capitale: se il denaro è il sangue dell'organismo economico, occorre che fluisca senza ostacoli per il benessere di questo organismo.

Non è pensabile che la moneta, simbolo della merce, mantenga valore oltre ciò che rappresenta: se un euro è rappresentativo di un chilo di pere, marcite le pere deve marcire anche l'euro che le rappresentava. La scadenza della moneta, o la corrispondente inflazione, consentirebbe quindi di immettere sempre nuovo sangue nel ciclo economico, rendendo impossibile quel processo di impoverimento che nasce dal voler attribuire alla moneta valore "in sè", oltre la merce che rappresenta.

La gerarchia uomo-merce-moneta verrebbe quindi ristabilita; solo grazie alla sistematica distruzione di ogni valore spirituale è stata possibile quest'inversione, per cui l'"in sè" è oggi il denaro, che asserve ogni processo economico, che a sua volta asserve l'uomo, schiavo due volte di quest'odioso rovesciamento.

E' l'uomo la ragione per cui si innesca il processo economico, ed il processo economico è la sola ragione per cui viene stampata moneta, serva del servo dell'uomo: cos'aspettiamo a riprendercela?

Scrolliamoci finalmente di dosso questa follia monetarista, siamo noi i giganti, non certo i nanerottoli che si dimenano sulle nostre spalle!