Associarsi
conviene sempre; non importa a quale partito, parrocchia o loggia segreta, ma
associarsi conviene. Persino associandosi ad un condominio, prendendo parte
attivamente alla vita condominiale che si svolge per le scale, fermandosi a
discutere sui pianerottoli sempre affollati di massaie in vestaglia e bigodini,
si può allontanare la paura che da sempre sgomenta l'uomo, la più temibile,
quella di restare soli.
"Vox clamantis in
solitudo", chissà che paura, e chissà poi perchè ostinarsi a declamare nel
deserto, quando le città anche a quei tempi erano piene di popolo a cui
aggregarsi, di sette segrete ai cui insegnamenti conformarsi, di opinioni
correnti da condividere senza sentire il peso di doversi formare idee che,
nascendo dalla solitudine dell'individualità, potessero trovarsi di contro la
legge e la consuetudine, la morale comune insomma, il buonsenso popolare.
Ci si associa persino ai sessi,
anche così non si é soli, si dice per esempio, "queste son cose da
uomini", e si sa, o per lo meno si presume, che la metà della popolazione
mondiale ci é solidale, che non siamo soli, che possiamo contare su coloro a
cui ci siamo dichiarati simili.
Insomma ci si associa, e non importa
che la società, la razza, il partito, la religione a cui si appartiene sia
grande e potente, basta essere almeno in due, basta che vi sia uno solo sulla
terra a cui poter riferire il famigerato detto "mal comune, mezzo
gaudio"; così che non capiti di dover subire la paura della solitudine, di
dover affermare di fronte a noi stessi che ci capita quel che ci capita e siamo
soli a sperimentarlo, perchè siamo individui, quindi irripetibili, unici e
disperatamente soli nell'universo, ma individui, esseri da cui può germogliare
la fraternità che non é aggregazione, e fa paura perchè é la soglia
dell'esperienza interiore per cui é possibile la donazione di sè; altrimenti é
una frottola, é il presunto amore, la presunta fraternità, che nasce dalla
paura di essere soli, dalla paura di non potersi associare e di doversi donare.
Per cui conviene associarsi,
conviene quardarsi intorno a cercare occhiate complici di connivenza, quando su
un mezzo pubblico si apostrofa duramente un barbone, un nero, un diverso,
perchè non sapremmo farlo nella sfera della nostra individualità, sfera in cui
siamo paurosi e smarriti; ma se siamo tanti, povere bestie, siamo anche forti,
e allora si spiega come i bianchi siano opposti ai neri, i meridionali ai
settendrionali, i maschi alle femmine, quelli della scala A a quelli della scala
B.
Ricordo un pranzo di lavoro, qualche
tempo fa; si era discusso animatamente dei problemi connessi al lavoro che si
stava svolgendo fino al momento di sedersi a tavola, ma davanti alla
pastasciutta la disposizione degli animi mutò, mi resi conto di trovarmi in
mezzo a un gruppo di appassionati di calcio, i cosiddetti tifosi; insomma si
discuteva animatamente di calcio, e visto che io restavo ostinatamente in
silenzio, uno dei presenti mi chiese, peraltro molto garbatamente, per quale
squadra tifassi; io che sono stato sempre allergico alle urla agli stadi ed
alle sgroppate di massa, risposi a tamburo battente: "mi occupo solo
dei calci che mi dà la sorte". Intorno a me si formò il gelo, i tifosi
avevano scoperto che alla loro mensa sedeva un "diverso"; con
evidente imbarazzo dei presenti la conversazione si raffreddò, mi dispiaque
esserne stato la causa, ma da quell'esperienza trassi l'insegnamento che é
l'oggetto di questo articolo: associarsi conviene; perciò associatevi, e se
proprio non vi garba, fate finta. Ma associatevi.
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